Il Fondo di garanzia per le PMI si riconferma uno strumento prezioso a favore delle imprese: per un importo garantito di 42,1 miliardi di euro, sono state oltre 283 mila le domande accolte nel 2022 a livello nazionale, il 41,6% delle quali presentato dall’industria. Obiettivo: operazioni per investimenti, al 24,5% del totale. Rifinanziato, anche nel 2023 Il Fondo continuerà a sostenere l’accesso al credito, con garanzie fino a 5 milioni di euro per ogni beneficiario. Temporary Crisis Framework prorogato dall’ultima Manovra finanziaria al 31 dicembre 2023.
Il Fondo di garanzia per le PMI, gestito da Mediocredito Centrale per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è uno strumento importante per le imprese italiane: soltanto nel 2022 ha accolto oltre 283 mila domande, per un volume di finanziamenti pari a 53,9 miliardi, con un importo garantito di 42,1 miliardi.
Il Report 2022 del Fondo di garanzia, pubblicato da MCC all’inizio di febbraio, evidenzia una riduzione delle domande rispetto al 2021, anno in cui erano pienamente operative le misure emergenziali. Tuttavia, rispetto all’ultimo anno prima dell’emergenza Covid, il 2019, si registra un significativo aumento in termini di operazioni accolte e di finanziamenti garantiti.
Nel 2023 Il Fondo continuerà a sostenere le imprese nell’accesso al credito, affiancandosi (e spesso sostituendosi) alle garanzie reali richieste dagli istituti, come fidejussioni e polizze assicurative. L’ultima Legge di bilancio ha infatti stanziato un incremento di 720 milioni di euro per l’anno in corso della sua dotazione, destinando ulteriori 80 milioni a Ismea per assistere le imprese agricole, forestali, della pesca, dell’acquacoltura e dell’ippicoltura.
Anche nell’ambito dell’operatività di Agevola, il Fondo di garanzia MCC riveste un ruolo di primaria importanza: sul totale delle pratiche completate nel 2022 a favore delle PMI clienti del gruppo, il 55% è stato diretto proprio verso l’accesso a questo strumento
Qui un indice degli argomenti:
IL FONDO: TREND NAZIONALE 2022
Le domande di garanzia accolte dal Fondo PMI nel 2022 sono state oltre 283 mila, a fronte delle circa 500 mila del 2021 e delle quasi 125 mila del 2019, ultimo anno pre-pandemia.
Coerentemente con questo andamento, il Report 2022 fa emergere un mutamento qualitativo dell’intervento: il Fondo risulta maggiormente utilizzato per sostenere lo sviluppo del tessuto imprenditoriale piuttosto che per supportare le esigenze immediate delle imprese, come era necessario in un periodo di emergenza. Risulta, infatti, più che triplicata la percentuale delle operazioni a fronte di investimento che si attestano su quasi 72 mila domande accolte, pari al 24,5% del totale, a fronte del 7,4% del 2021.
I SETTORI PIÙ COINVOLTI NEL 2022
Da un punto di vista settoriale aumenta sensibilmente l’impatto del fondo sull’industria, che presenta il numero più elevato di domande ammesse (41,6% del totale, 33,3% nel 2021); seguono il commercio (38% del totale, 39,1% nel 2021), i servizi (16,3% del totale, 22,7% nel 2021) e l’agricoltura (pari al 4,1% del totale, 4,9% nel 2021).
Crescono, in assoluto, le operazioni di startup innovative, PMI Innovative e incubatori certificati (+2% rispetto al 2021) e le operazioni a favore di imprese femminili: + 22,2% in rapporto all’anno precedente.
IL QUADRO 2023
Dalla seconda metà del 2022, il Fondo è sottoposto a nuove misure volte alla graduale uscita dalla normativa emergenziale che rimarranno in vigore per tutto il 2023.
Queste ultime, in sintesi, prevedono: importo massimo garantito per singola impresa fino a 5 milioni di euro, garanzia all’80% per le operazioni a fronte di investimento e per le operazioni per liquidità a favore di imprese rientranti nelle fasce 3, 4 e 5 del modello di valutazione del Fondo (oltre che per startup, startup innovative e incubatori certificati, microcredito, importo ridotto), garanzia al 60% per le operazioni finanziarie per liquidità a favore di imprese rientranti nelle fasce 1 e 2 del modello di valutazione.
Dal primo luglio 2022 è stato riattivato il modello di valutazione del rischio che tiene conto sia dei dati economico-finanziari dei bilanci sia dei dati della Centrale rischi e della Crif. La valutazione non si applica alle startup innovative che possono accedere alla garanzia del Fondo senza valutazione del merito creditizio.
SPECIFICHE ESENZIONI COMMISSIONALI
La garanzia del Fondo rimane a pagamento: la gratuità era stata eliminata con la legge di bilancio 2022. Per utilizzarlo, quindi, le PMI dovranno versare una commissione, ad eccezione delle startup e delle PMI innovative. Permane l’esenzione commissionale anche per le imprese di autotrasporto, le imprese femminili, i contratti di rete, le imprese del mezzogiorno, le operazioni agevolate Nuova Sabatini.
TEMPORARY CRISIS FRAMEWORK
Il Temporary Crisis Framework del Fondo, aggiungendosi al Regime de minimis e al Regime d’esenzione, e ampliando così le possibilità di accesso alla garanzia pubblica, si rivolge a tutte le PMI, comprese quelle classificate come “imprese in difficoltà” alla data della richiesta.
Ancora per tutto il 2023, rende possibile avvalersi, in caso di operazioni finanziarie finalizzate all’efficientamento energetico, di una percentuale di garanzia fino al 90% (invece che l’80%), con esenzione del pagamento commissionale, questo alle sole alle aziende rientranti nell’allegato 1 della comunicazione della Commissione europea 2022/C13 I/01.
Il Temporary Crisis Framework prevede inoltre una riduzione dell’ESL per tutte le operazioni rientranti in questa procedura. In aggiunta a tale vantaggio, nel caso in cui la richiedente sia tenuta a pagare la commissione MCC: in questo caso, l’importo della commissione verrà sottratto al premio teorico generato dall’operazione favorendo un abbassamento dell’ESL.
Se l’accesso alla garanzia del Fondo è effettuata a norma della Sezione 2.2. del Temporary Crisis Framework, le imprese richiedenti devono dichiarare di avere esigenze di liquidità direttamente o indirettamente connesse al grave turbamento dell’economia causato dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina, dalle sanzioni imposte dall’Unione europea e dai suoi partner internazionali o dalle contromisure adottate dalla Federazione Russa, come il rincaro dei prezzi di materie prime e fattori di produzione o l’incremento delle spese energetiche. Inoltre le imprese richiedenti devono dichiarare di non essere sottoposte alle sanzioni emanate dall’Unione europea a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina e di non essere possedute o controllate da persone, entità oppure organismi oggetto delle medesime sanzioni.