Dall’esame di maturità digitale, le imprese italiane escono con una media di poco inferiore a 3 in una scala da 1 a 5. Il voto “discreto” arriva dai Digital Innovation Hub di Confindustria, in un’analisi pubblicata alla fine di luglio. Raggiunta la “sufficienza” anche per Bruxelles: da quest’anno le risorse PNRR possono essere rivolte verso altri obiettivi. Il Piano Transizione 4.0 resta così alle più limitate disponibilità nazionali, in una fase di “mantenimento”, con le aliquote attuali cristallizzate fino al 2025: il viaggio agevolato verso la digitalizzazione, però, continua.
Discrete maturità digitale e preparazione al cambiamento: «processi discretamente controllati, sviluppati con tecnologie e sistemi parzialmente integrati e automatizzati; gestiti in maniera parzialmente integrata attraverso le diverse funzioni aziendali». È così che l’analisi somministrata dalla rete di 23 hub di Confindustria a un campione di circa duemila imprese, composto per il 58% da micro-piccole realtà e per il 42% da medio-grandi, descrive statisticamente il livello di digitalizzazione delle aziende italiane.
Nel complesso, secondo il Test 4.0 (150 domande) predisposto dal Politecnico di Milano, la maturità digitale rilevata si avvicina alla media di 3 (2,85) in una scala da 1 a 5 (massima maturità digitale).
«I risultati raggiunti sono certamente l’effetto delle politiche per la trasformazione 4.0: hanno attivato investimenti che in assenza del Piano non sarebbero stati realizzati» commenta Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese.
E in effetti, almeno fino allo scorso anno, per i crediti d’imposta 4.0 è stato un vero e proprio boom, anche secondo la Corte dei Conti.
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Target PNRR raggiunto
Il “Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, approvato lo scorso 25 maggio, mette in evidenza che, complessivamente, il numero di beneficiari dei crediti d’imposta 4.0 (pur con situazioni disomogenee tra le singole ripartizioni) ha già ampiamente superato l’obiettivo fissato dal PNRR per il 2024.
In generale, negli ultimi anni, «la quota di incentivi agli investimenti è stata estremamente rilevante, più di quanto lo sarà nei prossimi, e ha sicuramente contribuito a rafforzare il rimbalzo che si è registrato nel 2021-2022», si legge nel Rapporto. In merito ai crediti d’imposta del piano Transizione 4.0, in particolare per beni strumentali, la previsione è infatti di un rallentamento della spesa nell’anno in corso e nel 2024, rispetto alle previsioni della NaDEF, in ragione della straordinaria domanda da parte degli operatori anticipata nei precedenti esercizi.
«Le tante aziende che, fino all’anno scorso, hanno preso il treno più rapido per l’automazione, si sono aggiudicate un viaggio in prima classe grazie alle “super-aliquote”», commenta Martina Agresti, consulente senior di Agevola. «Hanno colto un’occasione eccezionale. Chi è rimasto a piedi ha ancora tempo, fino al 2025, per approfittare delle nuove corse; meno lussuose, forse, ma ancora vantaggiose, in particolare alla luce della cumulabilità dei crediti d’imposta 4.0».
L’Orient Express 4.0 diventerà 5.0?
Come a suo tempo definito dall’ECOFIN, dal 2021 il piano Transizione 4.0 attingeva alle risorse europee. Circa tredici miliardi di euro per le diverse aree di credito d’imposta, comprese quelle dedicate ai beni immateriali tradizionali e alla formazione 4.0, che da quest’anno non sono più accessibili.
Con l’obiettivo di sostenere la trasformazione digitale delle imprese (almeno secondo i parametri stabiliti dal PNRR) già raggiunto, il 2023 è partito da nuove basi.
I fondi UE, grazie agli addendum per il REPowerEU, dovranno ora «mirare a rafforzare la competitività dell’industria europea nel percorso di transizione ambientale, favorendo lo sviluppo di tecnologie pulite; ciò dovrà avvenire, oltre che attraverso il sostegno finanziario a progetti industriali a bassa emissione, anche attraverso misure normative di semplificazione e acceleratorie delle procedure di autorizzazione per i progetti nel settore delle tecnologie pulite, nonché favorendo il miglioramento delle competenze della forza lavoro in questo settore», indica di nuovo il Rapporto della Corte dei Conti.
La direzione che intende intraprendere, dal prossimo anno, il nuovo programma d’incentivazione Transizione 5.0, per quanto reso noto finora dalle istituzioni.