La sostenibilità e il suo rendiconto: concetti che stimolano riflessioni contrastanti ed emozioni ambivalenti in seno all’azienda. Sarà quell’aura moraleggiante che li circonda, o, peggio, quel timore che suscitano di nuove imposizioni all’orizzonte: altri adempimenti, altra burocrazia, altri limiti calati dall’alto a complicare vite d’impresa che anelerebbero in realtà solo alla semplificazione. Per uscire dal loop e cambiare mindset, in senso proattivo e produttivo, bisogna fare un passo oltre: ripensarli come strumenti per la competitività, per quel «cambiamento epocale» evocato da Carmine Scoglio, Vice Presidente ANDAF, al III Forum Sostenibilità, tenutosi lo scorso 6 novembre a Milano, presso il Centro Congressi Assolombarda. Ecco come cambiare forma mentis, per far di necessità virtù. E scoprire che il Reporting ESG può diventare veicolo di successo aziendale nel lungo termine.
Un management che abbia veramente a cuore l’azienda e voglia alzare l’asticella della performance, non può più prescindere dal rendiconto di sostenibilità. Anche le imprese ad oggi non incluse nel perimetro di applicazione della CSRD, di fatto sono già chiamate alla compliance normativa per mantenere e irrobustire la loro presenza nelle catene del valore e di fornitura di quelle obbligate al Reporting. È quanto emerso lo scorso 6 novembre a Milano, presso il Centro Congressi Assolombarda, al III Forum Sostenibilità, organizzato dalla Scuola di formazione IPSOA e dall’Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari, cui hanno partecipato i maggiori esperti del settore.
Rendiconto di sostenibilità: un obbligo “a cascata”
È vero, l’ingresso del rendiconto di sostenibilità tra gli adempimenti richiesti alle imprese, è graduale. Ma sta già allargando progressivamente il proprio perimetro di applicazione. È l’effetto dell’ormai avvenuto recepimento dalla direttiva Ue 2022/2464 (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD) con il D.Lgs. 125/2024 (in G.U. n. 212 del 10 settembre 2024).
Le realtà obbligate alla redazione del Reporting di sostenibilità per l’esercizio 2024 (le società quotate, le banche e le assicurazioni, in generale gli enti di interesse pubblico che superano determinati limiti dimensionali) sono già al lavoro in preparazione delle prossime riunioni dei consigli di amministrazione in cui questo nuovo documento, incluso nella relazione sulla gestione, dovrà essere approvato. Al suo interno, si troveranno anche molte informazioni sulla loro “catena del valore”. Queste società, infatti, devono fornire non solo «le informazioni sulle attività dell’impresa» ma anche quelle sulla loro filiera.
A cascata infatti, per effetto della SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) e del trascinamento nella catena del valore e di conseguenza in quella di fornitura, sono già oggi chiamate alla compliance normativa in tema di sostenibilità anche le società non obbligate, cui viene chiesto di testimoniare alle obbligate il reale committment aziendale sulle questioni ESG, secondo approcci di gestione basati su politiche formalizzate, azioni realizzabili ed obiettivi misurabili.
Insomma, la due diligence, di riflesso, è già pratica indispensabile anche le PMI non obbligate dalla direttiva, ma che fanno parte di filiere guidate da grandi aziende soggette a requisiti ESG rigorosi.
Un approccio “soft” per le PMI
Le PMI che per ora non sono tenute alla redazione, potranno scegliere per il proprio bilancio di sostenibilità l’adozione di un approccio proporzionale, utilizzando uno standard di rendicontazione di sostenibilità volontario in base alle differenti modalità di redazione previste dall’EFRAG.
Ma il primo passo resta un cambiamento di mindset: il rendiconto di sostenibilità è un punto di arrivo. Il punto di partenza è un altro: la trasformazione aziendale. Nuovi e più efficienti concetti di governance, di comportamento, di procedure.
Niente romanticismi: è l’efficienza che conta
Environmental, Social, Governance. Niente a che vedere con un romantico orientamento etico e morale. Il rendiconto di sostenibilità è uno strumento chiave per la competitività dell’impresa, capace di rivoluzionare il suo presente e consolidare il suo futuro, costituendo di fatto la massima espressione del concetto di continuità aziendale.
A differenza della relazione finanziaria, che fotografa il passato e prevede il breve termine, consente di stilare un piano aziendale e valutare rischi e opportunità sul medio-lungo periodo nella filiera dei capitali (umano, sociale, ambientale, finanziario).
ESG+F: prima di tutto la corretta gestione d’impresa
Le tre lettere E, S, G (insieme all’inevitabile estensione con la F di finanza) tracciano le linee di sviluppo entro cui determinare l’impostazione e l’utilizzo di politiche, procedure e processi per una corretta gestione d’impresa.
Fare azienda in ottica ESG permette di focalizzarsi su quello che porta valore, basandosi su chiare regole di funzionamento, di monitoraggio e di controllo, e KPI credibili, misurabili e comparabili rispetto agli stakeholder, alla società civile, all’ambiente e alla sostenibilità economico-finanziaria dell’azienda.
Significa soprattutto irrobustire la propria reputazione all’interno della value chain oggi, e assumere un ruolo di avanguardia rispetto a un modo di pensare e pianificare che sarà regola comune domani.
Un plus per merito creditizio e accesso alla finanza agevolata
Oltre ai vantaggi intrinseci, la rispondenza ai fattori ambientali, sociali e di governance ha un impatto sempre maggiore sulla valutazione della solvibilità delle imprese da parte del sistema bancario: la loro integrazione nel processo produttivo di un’azienda porta a un miglioramento del merito creditizio. Anche la possibilità di accesso alle misure di finanza agevolata è sempre più legata al possesso di requisiti ESG: come dichiarato la scorsa settimana dall’Ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, «nel 2023 l’Agenzia ha finanziato 64 mila imprese. 4.200 sono le nuove imprese, di cui circa il 40% sono guidate da donne. Le aziende che sosteniamo, inoltre, devono rispondere ai requisiti di ESG».
Il percorso ESG con la consulenza di Agevola Imprese Group
Intraprendere un percorso verso il Reporting di sostenibilità con la consulenza di Agevola Imprese Group, che si avvale del know-how di uno studio professionale altamente specializzato e qualificato, significa investire in una cultura aziendale basata sul principio del “leading by example”. Significa spostare il focus sulla riduzione delle emissioni e sul risparmio energetico, sì, ma anche e innanzitutto sulla “F”, sulla pianificazione, sugli adeguati assetti organizzativi, sulla sicurezza, sull’inclusione e sulla parità, sulla riduzione del turnover. Per creare un sistema coerente di per sé, in cui coinvolgimento e consapevolezza siano spontaneamente parte della quotidianità, senza bisogno di greenwashing e socialwashing artificiosi e poco credibili.