Transizioni gemelle, la sfida. 5.0 non decolla, 4.0 è già in orbita. Ma…

Le imprese snobbano il Piano 5.0, troppo «difficile da usare», secondo Confindustria; intanto si registra il boom dei crediti d’imposta 4.0: per i beni strumentali, tra il 2021 e il 2024, ne sono stati utilizzati in compensazione quasi 19,3 miliardi di euro, oltre 2,7 in più rispetto alle stime MEF per il quadriennio. Uno sforamento del budget destinato a salire ulteriormente, se si considera che gli incentivi 4.0, volti a stimolare l’acquisto di macchinari hi-tech, saranno ancora accessibili per tutto il 2025, e che sono moltissime le imprese che stanno continuando a preferirli, in combo con Sabatini, per semplicità e versatilità. La sfida fra transizioni gemelle per ora ha una vincitrice, ma attenzione: a metà dicembre potrebbe arrivare il colpo di scena.

 

«Il nuovo piano Transizione 5.0 non sta andando come pensavamo». Così, martedì scorso, all’assemblea degli industriali dell’Umbria, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, si è fatto portavoce di un comparto sofferente, che ha bisogno di «rilanciare gli investimenti». Sul dispositivo 5.0 ha aggiunto: «per funzionare deve essere facile da usare, la misura non può essere imbrigliata da lacci a lacciuoli, anche a causa della normativa europea». E i dati confermano.

5.0: 1% di fondi prenotati in tre mesi

Il contatore messo a disposizione dall’Area Clienti GSE (con aggiornamento al 7 novembre 2024) segna risorse residue disponibili per la misura Transizione 5.0 pari a 6,148 miliardi di euro circa, a fronte dello stanziamento iniziale di 6,237.

Calcolatrice alla mano, nei primi tre mesi di accessibilità allo strumento, sono stati prenotati pressappoco 90 milioni di contributi: l’1% del plafond, utilizzabile ancora soltanto per poco più di 13 mesi.

Incentivi 4.0 e 5.0 a confronto: i dati UPB

Dando uno sguardo alla memoria presentata il 5 novembre dalla Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Lilia Cavallari, nell’ambito delle audizioni preliminari all’esame del Disegno di legge di bilancio per il 2025, la tabella 4.5 fa una certa impressione.

 

 

Se il dato “zero” delle compensazioni 5.0 è giustificabile anche dall’avvio tardivo dell’intervento nella seconda metà del 2024, la stessa memoria UPB mette in evidenza ulteriori fattori di difficoltà. «Si ricorda che il DL 19/2024 per gli investimenti Transizione 5.0 ha previsto – oltre al tetto di spesaspecifici controlli con sistemi di monitoraggio sia ex ante sia ex post dell’utilizzazione delle agevolazioni. Inoltre, si sono registrati dei rallentamenti amministrativi soprattutto nella definizione delle modalità di controllo, portando probabilmente le imprese a sospendere le loro decisioni di investimento in attesa dei chiarimenti da parte dell’Amministrazione».

E mentre gli investimenti Transizione 5.0 delle imprese mostrano tutta la loro fatica a decollare, i “vecchi 4.0” legati alle acquisizioni di beni strumentali, volano oltre la linea di Kármán. Tra il 2021 e il 2024, sono stati utilizzati per quasi 19,3 miliardi: oltre 2,7 miliardi di euro in più rispetto alle stime per tutto il quadriennio. E non è finita qui, per l’anno in corso, ricorda la presidenza UPB: «le imprese potranno effettuare ulteriori compensazioni negli ultimi tre mesi».

Transizioni gemelle: 4.0 in testa, per ora vince 6 a 0

Tutto l’ambito 4.0, con riferimento al periodo 2021-24, ha ecceduto le previsioni, non solo il segmento dedicato al supporto dell’acquisizione di beni strumentali. All’agevolazione Formazione 4.0 erano assegnati 500 milioni di euro, ma le effettive compensazioni hanno raggiunto i 3,22 miliardi. Estremamente più contenuto invece lo sforamento in ambito Ricerca & Sviluppo; che però c’è. E contribuisce al calcolo complessivo dell’extra budget. Il pacchetto di tre incentivi 4.0 per le imprese è stato fruito negli ultimi quattro anni per circa 26 miliardi, quasi 6 in più di quanto stimato.

Un utilizzo destinato a salire ulteriormente, se si considera che gli incentivi 4.0, in particolare quelli rivolti a stimolare la digitalizzazione dell’industria attraverso l’acquisto di beni strumentali hi-tech, saranno ancora accessibili per tutto il 2025 (con coda per la consegna fino alla metà del 2026). Accessibili e cumulabili con Nuova Sabatini, per l’ottenimento di un’agevolazione complessiva intorno al 30% sul costo dei macchinari. Pertanto, tutt’oggi preferiti dalle molte aziende perplesse di fronte alla complessità del Piano Transizione 5.0, che, pur potendo in linea di massima garantire benefici più elevati, richiede un impegno maggiore in termini di disbrigo pratiche e programmazione a medio termine.

Un plot twist per ribaltare il risultato?

Un colpo di scena per capovolgere la situazione potrebbe arrivare però intorno alla metà di dicembre. È affidato a un emendamento “bomba” presentato da Matteo Gelmetti al Dl Fiscale collegato alla manovra, approdo previsto in Aula l’ultima settimana di novembre.

Se l’emendamento passerà, cambieranno le carte in tavola per gli incentivi 5.0: con retroattività anche per pratiche già avviate, invece delle attuali tre (fino a 2,5 milioni, da 2,5 a 10 milioni e da 10 a 50 milioni) saranno stabilite due sole soglie di investimento, fino a 10 milioni e da 10 a 50 milioni. Invece le aliquote di credito ottenibile sugli investimenti, dalle nove previste ora a seconda delle classi di efficientamento energetico, diventeranno sei: del 50%, 55% e 60% (a seconda del risparmio energetico) per investimenti fino a 10 milioni; del 15%, 20% e 25% per investimenti da 10 a 50 milioni di euro. Inserite nell’emendamento, poi, maggiorazioni notevoli per gli impianti fotovoltaici. E, last but not least, cumulabilità di 5.0 con il credito d’imposta ZES Unica: virtualmente l’abbinata potrebbe portare gli investimenti nel Mezzogiorno al pareggio tra costi e crediti d’imposta spettanti. Basteranno questi assi nella manica per la virata sulla quinta rivoluzione industriale?

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