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Credito d’imposta R&S&I: certificazione, un plus al progresso dell’impresa

Recenti dati Istat lo confermano, con una previsione di crescita del 4,6% nel 2024 sul 2023: l’attività di Ricerca, Sviluppo & Innovazione (R&S&I) rimane centrale per il progresso delle imprese italiane, rappresentando una leva strategica per il miglioramento della competitività e l’evoluzione di processi e prodotti. A sostenerla c’è il credito d’imposta per R&S&I, attivo fino al 2031, tra le principali misure di supporto per le aziende che investono in tecnologie avanzate, digitalizzazione e sostenibilità. Uno strumento, però, che richiede attenzione ed elevata professionalità nell’applicazione e nella gestione, al fine di evitare contenziosi che possono arrivare anche in sede penale.

 

Trend in costante crescita quello delle imprese che utilizzano lo strumento dei crediti d’imposta rivolti alle attività di Ricerca & Sviluppo: secondo un’elaborazione effettuata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, in cinque anni il numero di beneficiari è quasi triplicato, passando da 10.268 nel 2015 a 27.072 nel 2019. A supporto degli investimenti nell’aggiornamento del design dei prodotti o nell’implementazione di servizi digitali migliorati, l’incentivo mitiga i costi da sostenere per integrare scienza e tecnologia in vari settori, favorendo lo sviluppo di nuovi materiali, la creazione di strumenti di analisi innovativi e l’automazione dei processi produttivi.

Sono sempre di più, però, anche le aziende che segnalano dubbi e incertezze relativamente all’evoluzione della normativa e della prassi nell’ambito dell’agevolazione, confuse dalle pronunce non univoche della giurisprudenza sulla spettanza dei crediti d’imposta. Una risposta è stata data dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la possibilità di avviare un processo di certificazione dei progetti, con l’aiuto di specialisti accreditati, per un’«applicazione in condizioni di certezza operativa» degli incentivi, al fine di evitare sorprese al momento dei controlli fiscali.

Certificazione contro le contestazioni: un impegno in più, ma di valore

La certificazione degli investimenti in Ricerca & Sviluppo è uno strumento fondamentale per garantire alle imprese maggiore certezza nell’utilizzo dei crediti d’imposta, proteggendole da eventuali contestazioni tecniche da parte dell’amministrazione finanziaria. Si aggiunge alla documentazione obbligatoria già prevista (certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti e relazione tecnica asseverata riguardante i progetti e sottoprogetti per i quali si fruisce dell’agevolazione). Rappresenta dunque un impegno in più per l’impresa, ma il suo valore può rivelarsi determinante per evitare pesanti ricadute in termini di sanzioni, amministrative e penali.

La certificazione deve essere predisposta da soggetto iscritto allo specifico Albo MIMIT sulla base di specifiche istruzioni e può essere richiesta a condizione che le violazioni relative all’utilizzo dei crediti d’imposta non siano state già constatate con processo verbale di constatazione.

Certificazione anti-sanzioni o riversamento entro il 31 ottobre 2024?

Tante aziende, soprattutto nel settore manifatturiero e della moda, alla luce del rischio di contestazioni legate a una documentazione tecnica non adeguatamente supportata, stanno soppesando le opzioni e delineando il percorso da imboccare. Con l’avvicinarsi della scadenza al 31 ottobre 2024 per la “sanatoria”, sono chiamate infatti a prendere decisioni urgenti riguardo ai crediti maturati nel periodo 2015-2019, valutando la restituzione spontanea senza incorrere in sanzioni e interessi, oppure l’avvio della procedura di qualificazione certificata degli investimenti.

La finestra per richiedere il riversamento, prorogata dal decreto 39/2024, rimarrà aperta fino a fine ottobre, con il termine ultimo del 16 dicembre 2024 per il versamento del dovuto (o la prima di tre quote). Era stata ventilata la possibilità di ulteriori slittamenti delle scadenze in fase di conversione del Dl Omnibus n. 113/2024, ma l’emendamento contenente la proposta non è passato per mancanza di adeguate coperture.

R&S in Italia: crescita e sfide

I dati ISTAT recentemente diffusi mostrano che la spesa complessiva in Ricerca & Sviluppo in Italia ha superato i 27 miliardi di euro nel 2022, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Gran parte di questa spesa si deve alle grandi imprese del Nord, in settori ad alta intensità tecnologica come la produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto, cui si rivolge oltre un terzo della spesa complessiva.

Nonostante la crescita, l’Italia resta sotto la media europea in termini di spesa R&S rispetto al PIL. Pur salendo dall’1,2 all’1,5 per cento del PIL tra il 2011 e il 2020, è rimasta costantemente e significativamente inferiore alla media UE-27, che nello stesso periodo è salita dal 2 al 2,3 per cento.

Guardando al 2023, i dati preliminari mostrano una battuta d’arresto della spesa in R&S delle imprese (-0,3% rispetto al 2022), ma per il 2024 è prevista invece una buona ripresa, che potrebbe attestarsi al +4,6% rispetto allo scorso anno.

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