Transizione 5.0, nuovi crediti d’imposta a partire dal 2024. Alle imprese, 6,3 miliardi per l’efficientamento energetico delle attività produttive. E poi 320 milioni extra, in capo a Invitalia, dedicati esclusivamente agli investimenti in impianti di energia rinnovabile delle PMI. Ecco come verranno ripartiti i fondi RePowerEU dopo il via libera dell’UE alla proposta italiana, arrivato lo scorso 24 novembre. Da Agevola uno sguardo in anteprima alle disposizioni della Commissione europea, in attesa della pubblicazione delle normative che, prossimamente, forniranno tutti i dettagli per l’accesso ai contributi.
Un sostegno miliardario alla transizione energetica dei processi produttivi, verso un modello sostenibile ed efficiente, basato sulle fonti rinnovabili. È il Piano Transizione 5.0, che attraverso un regime di credito d’imposta offerto alle imprese, si pone l’obiettivo di portare a un risparmio energetico di 0,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio sui consumi finali di energia nel periodo 2024-2026.
Il programma d’incentivazione si affiancherà a quello già attivo di Transizione 4.0, che sarà attivo fino alla fine del 2025 e continuerà a sostenere la digitalizzazione e l’automazione nelle aziende con le aliquote di credito d’imposta già stabilite dalla Legge di bilancio 2022 (comma 44): dal 5% al 20%, a seconda del tipo di bene acquisito e del suo costo.
«Siamo in un momento di grande trasformazione dei processi produttivi che ha impatti sociali e politici: la quinta rivoluzione industriale, che è la somma delle quattro precedenti», ha dichiarato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
I nuovi investimenti 5.0
Sarà concesso un credito d’imposta commisurato alle spese sostenute tra il primo gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025 alle imprese che investiranno in:
- beni strumentali materiali o immateriali 4.0 (allegati A e B della legge 11 dicembre 2016, n. 232). Fondi stanziati: 3.780 milioni di euro;
- beni necessari all’autoproduzione e all’autoconsumo da fonti rinnovabili (escluse biomasse). Fondi stanziati: 1.890 milioni di euro;
- formazione del personale sulle competenze per la transizione green (entro il limite del 5% dell’investimento totale agevolato – non agevolabile in forma autonoma). Fondi stanziati: 630 milioni di euro.
È richiesto all’Italia dall’Europa che, entro il primo trimestre 2024, i crediti d’imposta siano accessibili alle imprese attraverso l’emanazione di una legge che stabilisca con precisione i criteri degli interventi ammissibili, anche in termini di risparmio energetico minimo e di tetto massimo di spesa. È obiettivo del Governo varare un dispositivo normativo entro fine anno, in modo che il regime 5.0 possa essere compiutamente operativo con l’inizio del 2024.
Aliquote di credito d’imposta proporzionali alla sostenibilità
Il beneficio fiscale sarà tarato su almeno tre aliquote, che incrementeranno in base a:
- riduzione dei consumi finali di energia (di almeno il 3%);
- per quanto riguarda i processi legati agli investimenti 4.0: risparmio energetico conseguito, con un minimo del 5% rispetto al consumo precedente per gli stessi processi. Per le imprese di nuova costituzione il risparmio energetico sarà misurato sul consumo medio annuo di un’impresa di dimensioni simili operante nello stesso settore (ATECO).
I due Piani, 4.0 e 5.0, saranno complementari: il primo continuerà a incentivare l’acquisto di beni materiali e immateriali altamente tecnologici con le attuali percentuali in vigore. Il secondo, in base alle interpretazioni ad oggi più quotate, potrebbe applicarvi un’aliquota aggiuntiva (crescente in base al risparmio energetico apportato). La combinazione dei due schemi di tax credit potrebbe attestarsi su una media del 40%.
Perizia necessaria
Per essere ammissibile all’agevolazione, il progetto dovrà essere certificato da un valutatore indipendente, come un ingegnere o un perito industriale. Ex-ante, attesterà il rispetto dei criteri relativi alla riduzione del consumo energetico totale. Ex-post, dovrà certificare l’effettiva realizzazione di quanto previsto inizialmente.
L’intensità del beneficio fiscale aumenterà in funzione dei miglioramenti di efficienza energetica certificati e dei risparmi energetici conseguiti.
La necessità di conseguire una doppia certificazione potrebbe comportare un differimento nei tempi di utilizzo del credito 5.0 rispetto a quello maturato in ambito 4.0 (quando applicato agli stessi investimenti): il secondo resterebbe legato all’interconnessione del bene, il primo all’efficiento energetico messo a terra e poi certificato.
Una piattaforma per il monitoraggio
La gestione delle certificazioni presentate dai beneficiari sarà affidata a una nuova piattaforma, per la cui realizzazione è previsto un budget di 63 milioni di euro. Lo stesso strumento dovrà consentire l’analisi dei dati ai fini della valutazione, dello scambio e della gestione, oltre che delle attività di controllo.
Scadenza per non perdere i fondi europei
L’intero stanziamento di 6,3 miliardi destinato alla Transizione 5.0, ben superiore a quanto originariamente richiesto dal Governo all’Unione Europea, dovrà essere stato concesso entro il secondo trimestre 2026, quando è attesa anche la pubblicazione del rapporto di valutazione di competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy attestante il raggiungimento dell’obiettivo di 0,4 Mtep di risparmio energetico.
320 milioni: non più per Sabatini Green, in dote a Invitalia
Altre sovvenzioni, per un ammontare di almeno 320 milioni. È questa la somma inizialmente messa a disposizione dall’Europa per incentivare le PMI italiane a puntare sull’autoproduzione da fonti energetiche rinnovabili. La cifra, che nella proposta italiana inviata la scora estate all’UE, avrebbe dovuto essere indirizzata a rimpinguare il plafond della Nuova Sabatini Green, sarà invece presa in carico da Invitalia SpA. L’ente gestore si occuperà di mettere a terra un nuovo regime di sovvenzioni denominato “Sostegno alle PMI per l’autoproduzione da fonti energetiche rinnovabili (FER)” diretto a incentivare gli investimenti privati e migliorare l’accesso ai finanziamenti sul territorio italiano.
PMI, incentivi anche per il fotovoltaico
Lo schema, rivolto alle micro, piccole e medie imprese prevede contributi a fondo perduto, mediamente pari a circa il 50% dell’investimento complessivo, per l’acquisto di impianti e relative tecnologie digitali, che consentano la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili per l’autoproduzione, con consumo immediato o attraverso sistemi di accumulo/stoccaggio.
Saranno escluse, con specifiche eccezioni, le imprese con un focus sostanziale (cioè con ricavi lordi generati dal settore o dall’attività vincolata non superiori al 50%) nei settori:
- produzione di energia basata su combustibili fossili e attività correlate;
- industrie ad alta intensità energetica o a elevate emissioni di CO2;
- produzione, noleggio o vendita di veicoli inquinanti (a emissioni diverse da zero);
- raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti;
- lavorazione del combustibile nucleare, produzione di energia nucleare.
I tempi previsti
Questo nuovo regime per l’autoproduzione da FER sarà oggetto di un accordo attuativo ancora da redigere, che determinerà, oltre a stringenti requisiti di monitoraggio, audit e controllo, la descrizione del tipo di sostegno fornito e dei beneficiari finali ammissibili. L’Europa indica che l’accordo dovrà entrare in vigore entro la fine del 2024 e che tutti gli atti di concessione dell’agevolazione ai beneficiari finali dovranno essere conclusi entro il secondo trimestre del 2026.