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Generatività 5.0 – L’editoriale di Jessica Gaigher

A volte, quando perdiamo qualcosa di cui credevamo non poter fare a meno, la vita ci sorprende. Sopraggiunge quello che si rivela un bene inaspettato. Lo stesso potrebbe accadere alla nostra economia».

– Marjorie Kelly-

Di Industria 5.0 si parla ormai da tempo. In un policy brief datato gennaio 2021, intitolato “Industry 5.0 – Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry”, l’Unione Europea sancisce i tre assi attorno ai quali si sviluppa: l’umanocentrismo, la sostenibilità e la resilienza. Le stesse istanze alla base del programma Next Generation EU, delle cui straordinarie risorse anche il nostro paese sta già beneficiando.

Una quinta rivoluzione industriale è alle porte?

Nel corso degli ultimi dieci anni, abbiamo visto intensificarsi l’impegno delle istituzioni nazionali e comunitarie per sostenere la trasformazione industriale, soprattutto a favore della cosiddetta Industria 4.0, un paradigma essenzialmente tecnologico centrato soprattutto sulla connettività digitale e sull’intelligenza artificiale. All’interno della mia stessa attività, l’impegno per assistere le imprese impegnate in questo passaggio, è andato sempre più aumentando.

Quanto oggi pone nuove domande sui fronti sociologico e dell’economia politica è se questo paradigma, così come è attualmente concepito, sia in grado di rispondere alle sfide del presente, o se sia soltanto una propaggine dei modelli di business che sono alla base delle minacce (comprese quelle geopolitiche) che ci troviamo ad affrontare.

È di fronte a questi dubbi che il concetto di Industria 5.0 torna prepotentemente al centro del dibattito accademico e politico. In particolare, per la sua portata verso la rifondazione di un modello di sviluppo nuovo, che tenga conto di necessità sociali, culturali, persino biologiche, finora sottovalutate o addirittura ignorate dal sistema economico.

La prospettiva generativa

Più che a una nuova rivoluzione industriale, il concetto di Industria 5.0 mi fa pensare a una nuova prospettiva. Quella generativa. Che abbia l’obiettivo di agire concretamente sulla prosperità delle persone e del pianeta. Basata su un diverso modello di impresa, che dia il massimo valore a economia circolare, giustizia sociale, che si orienti su forme di capitale multivalenti e low-carbon, considerando in prima persona i rischi strategici del climate change e del degrado ambientale e il cui impegno venga riconosciuto, promosso e ricompensato dai mercati finanziari.

È, quello dell’economia generativa, un tema che sento ancora più vicino perché, in questo nuovo paradigma, la componente femminile, con il suo “biocapitale”, è portatrice di una unicità estremamente preziosa. Nel valore delle donne la mia impresa crede fermamente.

Un altro modello di proprietà, fondato non sul dominio ma sull’appartenenza

In contrapposizione a un’economia lineare, estrattiva, rentier, espansa e parassitaria, gettare nuove fondamenta significa cambiare la struttura stessa del nostro pensiero, facendoci portatori di un messaggio forte e profondo. Soltanto un’utopia? No. Un mutamento già in atto.

Nel prossimo futuro, è verosimile non solo che tale approccio, coerente con la scienza contemporanea dei sistemi complessi, si affermi come predominante, ma che possa, altresì, partendo dal cuore stesso dell’Industria 4.0, essere interpretata come una fruttuosa opportunità economica guidata dall’innovazione, dando vita a una narrativa che superi lo scontro con le aspettative di accumulo di ricchezza, beni a basso costo, edonismo e individualismo instillate a partire dagli anni ’80.

Con il suo saggio Padroni del futuro, Viaggio nella nuova economia generativa, la vicepresidente del think tank e centro di ricerca americano Democracy Collaborative, Marjorie Kelly, ci dimostra che un’economia radicalmente nuova, al servizio dei molti anziché dei pochi, benefica per l’ambiente, anziché nociva, sta già germogliando in piccole (e meno piccole), ma molto concrete sperimentazioni, in passato impensabili. Che è già realtà.

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Jessica Gaigher / The Founder

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