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Milleproroghe: beni strumentali 2022, tax credit al 30 novembre

Approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati, e pubblicata il 27 febbraio in Gazzetta Ufficiale, la legge di conversione del decreto Milleproroghe (Dl 198/2022) modifica nuovamente i termini per completare gli investimenti in beni strumentali con il credito d’imposta ex lege 178/2020. Con i commi 1-bis e 1-ter dell’articolo 12, sposta al prossimo 30 novembre il termine ultimo per l’effettuazione degli investimenti in beni materiali 4.0 prenotati entro il 31 dicembre 2022 (scadenza che era già stata posticipata da giugno a settembre dalla Legge di bilancio 2023), e proroga alla stessa data anche la coda degli investimenti in beni strumentali nuovi ordinari prenotati nel 2022.

Proroga beni strumentali materiali 4.0 

Previsti due mesi in più per il completamento degli investimenti in beni materiali 4.0 prenotati entro il 31 dicembre 2022 (cioè con ordine confermato e pagamento di un acconto di importo non inferiore al 20%). Quanto stabilito dal Milleproroghe consente di venire incontro alle imprese che, pur avendo prenotato il bene materiale 4.0 nei termini giusti per godere delle più elevate percentuali di credito previste lo scorso anno (40%, 20%, 10% a seconda della quota di investimenti), temono ritardi nelle consegne.

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Proroga beni strumentali materiali e immateriali ordinari

Rimandato al 30 novembre anche il termine per completare gli investimenti nei beni materiali e immateriali ordinari previsti dal comma 1055 della legge 178/2020, sempre se prenotati entro la fine del 2022.

Per questi investimenti, il credito d’imposta del 6%, su una spesa massima di 2 milioni (materiali) e di 1 milione (immateriali), non è più previsto dal primo gennaio 2023.

Nessuna proroga: beni strumentali immateriali 4.0

Non cambia invece il termine per completare gli investimenti in beni immateriali 4.0, che rimane fissato al 30 giugno 2023.

Credito d’imposta 4.0: 2023-2025

Fortemente potenziato nel periodo 2021-2022 grazie a 13,4 miliardi previsti dal PNRR e a ulteriori 5 miliardi stanziati nel fondo complementare, il Piano Transizione 4.0, entro cui rientrano anche i crediti d’imposta per i beni strumentali, è oggi rinnovato con aliquote meno vantaggiose.

Per il periodo 2023-2025, inoltre, il Piano non prevede incentivi per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali ordinari (ex superammortamento) né per la Formazione 4.0. Le proroghe recentemente introdotte, molto attese dalle associazioni di categoria, rappresentano un primo passo verso un maggiore impegno richiesto da parte delle istituzioni.

Il valore del Piano Transizione 4.0 per la crescita

Secondo il Gruppo Statistiche FEDERMACCHINE, la federazione delle imprese costruttrici di beni strumentali, gli effetti del Piano Transizione 4.0 sul tessuto produttivo sono stati decisivi nel corso degli anni. Nel complesso, se confrontiamo il valore del consumo di macchine nel periodo 2020-2023 con quello del 2012-2015, si è verificata una crescita del 59%.

In base ai preconsuntivi pubblicati lo scorso dicembre, nel solo 2022, in rapporto all’anno precedente, il consumo italiano di macchinari, anche grazie ai provvedimenti di incentivazione 4.0, è risultato particolarmente vivace: con una crescita del 17,9% ha raggiunto il valore di 31.688 milioni di euro, trainando non solo le consegne interne ma anche l’import, cresciuto, del 23,5%, a 11.955 milioni di euro.

Nel 2023, è prevista la prosecuzione del trend positivo, sebbene con una crescita meno brillante, a ritmo più contenuto, complice l’incertezza che interessa l’intero scenario internazionale.

Così commentava questi dati, resi noti alla fine del 2022, Giuseppe Lesce, Presidente FEDERMACCHINE: «il dimezzamento delle aliquote, a gennaio 2023, potrebbe congelare la domanda interna, bloccando di fatto, il processo di svecchiamento e transizione digitale ora nel pieno del suo dispiegamento. Un rischio, questo, che non possiamo assolutamente correre».

Una possibile revisione delle aliquote

Le imprese auspicano il ripristino dello schema di aliquote in vigore lo scorso anno: il disagio derivante dall’indebolimento del Piano Transizione 4.0 era già oggetto, a settembre 2022, del monito del Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «come imprese industriali, da una parte, siamo protagoniste di una duplice rivoluzione (quella della transizione digitale e della sostenibilità ambientale ed energetica) molto sfidante, dall’altra siamo costrette a pagare un prezzo assai elevato», aveva dichiarato Bonomi nella Relazione all’assemblea annuale di Confindustria. «Industria 4.0 era ed è (se la ripristiniamo integralmente e, anzi, la potenziamo rendendola incentivo strutturale e non a tempo) la via maestra da seguire per realizzare al meglio queste sfide».

Il Governo si è impegnato a trovare nuove risorse per il Piano Transizione 4.0 nell’ambito di un’operazione di revisione del PNRR e della destinazione di altri fondi europei che andrà concordata con la Commissione Europea.

È caldeggiata una ridefinizione del Piano anche in considerazione degli elevati costi dell’energia e di macchine e impianti, oltre che dell’aumento dei tassi di interesse, che ostacolano gli investimenti innovativi.

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